Convento Maria Ss. di Loreto

Viale Francesco Crispi, 31
02016 Leonessa (RI)

0746 922154

ORARIO SANTE MESSE

Orario estivo:
Festivi: 08:30, 10:00, 11:30, 18:00
Prefestivi: 18:00
Feriali: 18:00

Orario invernale:
Festivi: 08:30, 11:00, 17:00
Prefestivi: 17:00
Feriali: 17:00

 

S. MASSIMO IN VILLE DEL PIANO

Orario estivo:
Festivi: agosto ore 10:00, 12:00, 17:00
Prefestivi: 18:00

Orario invernale:
Festivi: 12:00
Prefestivi: 17:00

Il Convento

Dal 1964 nel convento ha sede la redazione della rivista Leonessa e il suo Santo, ancora oggi una delle poche voci della cultura, della storia, della religione, del costume e delle tradizioni di Leonessa. Dal 1989 i Cappuccini hanno in affidamento anche la Parrocchia di Leonessa, che si affianca così a quella di San Massimo in Ville del Piano, e il  Santuario “San Giuseppe da Leonessa”, per cui un confratello della fraternità cappuccina è nominato parroco e rettore. L’originario conventino ben conservato e restaurato offre una serena ospitalità a chi cerca un ristoro dello spirito. I tanti interventi di restauro effettuati sul complesso nel corso degli anni non hanno compromesso l’impianto generale originale della struttura, che è ancora quello tipico ispirato all’essenzialità dell’architettura francescana. A questi dettami risponde il suggestivo, quanto semplice, chiostro interno a pianta quadrata, con l’originale pavimentazione in pietra locale e mattoni, e l’antica copertura in travi di legno e mattoni. Al centro è collocato il pozzo ancora funzionante, con un essenziale lastricato in pietra locale, che raccoglie l’acqua piovana delle gronde. Sul chiostro si affacciano le piccole finestre delle cellette, e delle porte che introducono negli ambienti al pianterreno fra cui, all’interno, il refettorio. Nel refettorio sono conservati anche dei tavoli del XVI secolo, tra cui quello dove mangiava San Giuseppe, l’ultimo sulla sinistra. Sul posto occupato dal Santo i Cappuccini non fanno mancare mai un vaso di fiori. Al primo piano sono ubicate le cellette dei frati tra cui quella dove dimorava San Giuseppe. La parete frontale dello spartano giaciglio è affrescata con un’effigie del Santo nell’atto di riposare. Nel lato opposto è situata la biblioteca che racchiude diversi volumi moderni soprattutto di carattere teologico. I numerosi volumi antichi, comprese le pregevoli cinquecentine, proprietà del Comune, ma tutti già appartenuti ai Cappuccini, nel maggio del 2008 sono stati trasferiti nella Biblioteca Comunale.

La Storia

Il convento fu fondato nel 1571, presso una chiesa risalente al 1520, su terreno donato ai frati conventuali nel 1534 e da questi ceduto ai frati cappuccini della provincia umbra, alla quale esso appartenne fino al 1769. In quest’anno, a seguito di un decreto del re di Napoli Ferdinando IV, che non voleva nel suo regno sacerdoti dello Stato pontificio, il convento di Leonessa e quelli di Montereale e Amatrice – tutti ubicati nel territorio del regno di Napoli – furono forzatamente ceduti e legittimamente aggregati alla provincia cappuccina d’Abruzzo. Nella soppressione napoleonica, sotto il governo di G. Murat, il convento leonessano rimase abitato dai frati, che in qualche momento raggiunsero il numero di 16. Ma con la soppressione piemontese le cose cambiarono. I frati cercarono di resistere per alcuni anni, finché nel 1891 furono costretti a uscire, per rientrare dopo circa tre anni nel loro convento riacquistato il 4 gennaio 1894 insieme alla parte di orto non occupata dal cimitero cittadino. La chiesa venne riaffidata con l’obbligo dei restauri e della manutenzione. Fu durante la forzata assenza dei frati che le reliquie di San Giuseppe da Leonessa vennero trasferite al santuario omonimo, compreso il cuore del santo racchiuso in un magnifico ostensorio o reliquiario d’argento, dono dei Farnese ai cappuccini di Leonessa (1640). Il convento fu subito riscattato per la sollecita opera di P. Mauro Nardi da Leonessa e di P. Gianfrancesco da Pratola, con il fattivo appoggio di D. Roberto Pietrostefani. La biblioteca ha subìto dei “furti”, e molti volumi sono andati dispersi. Un pezzo dell’orto è stato occupato dal Comune per il cimitero civico. San Giuseppe da Leonessa dimorò saltuariamente nel convento patrio, dove si mostra ancora la sua celletta. Vi si conservava il Crocifisso che il Santo portò con sé nella missione di Costantinopoli e nelle predicazioni popolari. Ma nella notte fra il 21 e il 22 giugno 1993 ignoti lo hanno trafugato. In una cappella laterale della chiesa è sepolto P. Francesco Chiodoli da Leonessa, nipote del Santo, morto nel 1644 anch’egli in concetto di santità. Durante la primavera del 1994 sono stati eseguiti nella Chiesa ampi lavori di restauro: pavimento e impianto di illuminazione nuovi, tinteggiatura, presbiterio del tutto rinnovato con opere in noce e, al centro, un tabernacolo ligneo di fine ‘500 proveniente dalla chiesa cappuccina di Amatrice. Durante l’estate del 1997 le pareti laterali e il fondo absidale del presbiterio-coretto, nonché la volta a botte e l’arco trionfale, hanno accolto vivaci graffiti di P. Ugolino da Belluno, ispirati a episodi taumaturgici della vita del santo leonessano. Nel 1967-68 furono rinnovati i tetti e bonificate le cantine con la realizzazione di un ampio salone, che può servire come sala per conferenze e da pranzo affiancata da cucina. Nel 1975 fu ristrutturato il piano superiore con piccolo reparto per i frati e altro reparto (camerette, dormitorio, bagni) per gruppi giovanili o famiglie. Nel 1985-86 vennero restaurati il chiostro e il refettorio dei frati, nonché sistemati un giardinetto interno e un campo da gioco. Nell’estate del 1989 la nostra provincia religiosa ha accettato l’affidamento della parrocchia cittadina e santuario “San Giuseppe da Leonessa”. Dal 15 ottobre 2009 fino al 2014 il nostro convento di Leonessa si è trasformato in luogo di formazione per i giovani che desiderano abbracciare la vita religiosa.

L’arte

Il refettorio del convento ha, nella parete di fondo, un affresco del XVIII secolo raffigurante la Vergine Immacolata con San Francesco e San Felice da Cantalice, attribuibile ad un pittore Cappuccino. Maria è raffigurata nell’atto di schiacciare il serpente (il Male), con il diadema delle 12 stelle, ed è attorniata dagli angeli. Il suo manto è azzurro, simbolo di divinità e di spiritualità, mentre il suo abito è rosso, simbolo dell’umanità della Vergine, ma anche dell’imminente incarnazione in Lei di Cristo. Sul lato destro dell’affresco si apre la piccola porta che introduce alla canova, mentre sul sinistro è affrescata una porta dalle medesime fattezze. Al di sopra di quest’ultima è raffigurata un’oca con un sassolino nel becco e con la zampa posata su di un cartiglio recante la scritta SILENTIUM. Al di sopra della porta vera del lato di destra è rappresentato un pellicano con la scritta CARITAS. Questo uccello sin dai primi secoli del cristianesimo simboleggiò il sacrificio di Cristo, e l’altruismo, per il fatto che secondo un’antica tradizione quando non ha di che nutrire i suoi piccoli, si strappa le carni dal petto. La chiesa ha un portale, rettangolare, in pietra rossa locale. Sull’architrave – sorretto da due mensole di pietra decorate con foglie d’acanto – è incisa la data MDLXXI, interrotta al centro con il trigramma di San Bernardino IHS. Il manufatto è protetto da un portichetto esterno. Diverse sono le opere degne di menzione custodite all’interno della chiesa.

Nella prima cappella, partendo dal fondo, sono custodite due tele:

– nella prima, collocata sulla parete di sinistra, è raffigurato San Felice da Cantalice, in estasi – opera attribuita ad un ignoto pittore Cappuccino del XVIII secolo;

– nel secondo dipinto è rappresentata l’estasi del Santo Cappuccino Bernardo da Corleone.

Nella seconda cappella è collocata la statua lignea della Madonna di Loreto – titolare della chiesa – opera degli artigiani di Ortisei (1955), dono della ditta Bosi.

Nella terza cappellacappella del Santissimo – si possono ammirare un raffinato Tabernacolo ligneo, a forma di tempietto dorato policromo (XVII secolo), e un affresco del XVIII secolo, raffigurante il miracolo del bambino cieco, operato dal Santo dopo la sua morte.

L’abside è decorata con gli affreschi-graffiti realizzati da Padre Ugolino da Belluno nel 1997, aventi per soggetto alcuni episodi salienti della vita di San Giuseppe, compresi i miracoli riconosciuti per la sua beatificazione.

Nello stesso ambiente si trovano anche un coro in legno, con al centro un bel leggio ligneo per salterio corale.

Sulla parete di destra sono collocate tre tele del XVIII secolo dipinte da alcuni anonimi pittori Cappuccini:

– una Madonna in Gloria, con San Felice da Cantalice, che amorevolmente tiene il Bambino tra le sue braccia, e un altro santo Cappuccino, commissionata nel 1722 “A devozione” di Don Serafino Polacchi, come si legge in un’iscrizione posta in basso;

– una notevole Deposizione di Cristo, dai personaggi tipicamente popolari, firmata dal Cappuccino Francesco Brixiensis;

– una Madonna con San Francesco, Sant’Antonio da Padova e San Felice.

Nel 2007 le vecchie finestre sono state sostituite da vetrate artistiche legate a piombo, realizzate dall’artista Alessia Catallo dell’Accademia di Belle Arti di Roma.

L’artista Massimo Bigioni, il 4 tebbraio 2012, in occasione del IV centenario della morte di San Giuseppe da Leonessa, avvenuta nel 1612, ha donato al santuario un’opera d’arte che il pittore ha realizzato in onore del Santo Patrono della città.

Il dipinto raffigura il santo frate cappuccino nel momento in cui viene liberato dal supplizio dei ganci con i quali, per ordine del Sultano di Costantinopoli, era rimasto appeso con un braccio e una gamba per tre giomi.

Particolarmente espressiva é la rappresentazione dell’angelo, un giovane ragazzo dai tratti delicati, che viene in soccorso del Santo.